L’originalità di Masunaga non sta solo nelle innovazioni che portò nello Shiatsu a livello di tecnica ma anche in una visione del suo personale progetto di ricerca. Masunaga è un maestro di discipline orientali giapponesi che non si è limitato a venire in contatto con la cultura occidentale. Egli l’ha fatta propria, l’ha apprezzata e ha stabilito un dialogo, a volte conflittuale, ma costante e ininterrotto. Masunaga aveva un’alta considerazione della scienza e del metodo sperimentale di verifica dei risultati scientifici, e intendeva porre le acquisizioni della cultura tradizionale da cui proveniva in condizione di confrontarsi senza riserve con la scienza occidentale. Non mostra pregiudizi verso altre forme di trattamento: senza mezzi termini, scrive che na differenza di altri, non ritiene il massaggio occidentale, lo shiatsu e l’anma tre terapie distinte con grandi differenze tra loro. Tutte e tre hanno dimostrato la loro efficacia. Sono piuttosto le logiche di intervento che differiscono. L’anma e il massaggio europeo (probabilmente Masunaga fa riferimento a tecniche fisioterapiche o di massoterapia) stimolano direttamente la circolazione sanguigna, rendono scorrevole il sangue stagnante nella cute e nei muscoli e quindi diminuiscono la rigidità e la tensione derivanti da stasi circolatorie. Invece lo shiatsu agisce principalmente sulla struttura ossea, le articolazioni e i tendini operando sui meridiani, il cui cattivo funzionamento altera la struttura corporea e il sistema nervoso vegetativo”.

An- significa “calmare con la mano” e ma significa “massaggiare per rimuovere”. E’ il massaggio giapponese tradizionale. Originario della Cina si avvale di tecniche di stiramento, frizione e mobilizzazione finalizzate al ripristino della salute. Secondo Masunaga l’An-ma ha una forma ben precisa, a differenza dello shiatsu che è invece l’incontro di diverse pratiche manuali, il cui unico minimo comune denominatore è la pressione mantenuta costante.

Apparentemente dunque An-ma e shiatsu hanno effetti diametralmente opposti in quanto l’Anma attiva il versante simpatico del SNA mentre lo shiatsu stimolerebbe il parasimpatico. Ma d’altra parte lo shiatsu deriva dal più antico Anma. Come si spiega dunque questa apparente contraddizione?

E’ lo stesso Masunaga a chiarire la questione. La radice, l’origine è comune. Commentando l’ideogramma che sta per -ma Masunaga osserva come questo rappresenti l’atto di spostare un oggetto da una parte ad un’altra. Calato nel trattamento manuale egli traduce “muovere le mani come per lucidare una pietra”. Questo significa “dispersione”. L’altro ideogramma, che sta per An-, rappresenta l’atto del riempire, ma indica anche una cucitura, cioè una pezza di stoffa unita tramite un filo ad un tessuto identico a simboleggiare che quando un elemento manca qualcosa dello stesso genere colma tale insufficienza. Da qui la correttezza anche etimologica del significato di An- come “adagiare la mano con calma”. In questo caso in termini di trattamento si parla di “tonificare”. Se facciamo riferimento alla metodologia di lavoro di Masunaga ricordiamo che individuare i kyo (vuoto) e il jitsu (pieno) del meridiano è essenziale per capire il tipo di intervento da praticare. Il lavoro avrà poi il compito appunto di “tonificare” o “disperdere”. Nel caso di un pieno jitsu si attuerà la dispersione, viceversa la tonificazione in caso di un vuoto o kyo. Quindi la modalità di lavoro è simile. Ecco quindi che a prescindere dalle evoluzioni nella forma e della fortuna dell’Anma, è legittimo considerarla come la tecnica progenitrice dello Shiatsu, semmai quest’ultimo avrà una maggiore consapevolezza sugli effetti neurofisiologici del suo intervento rispetto alla pura manualità pratica dell’An-ma.

 

Bibliografia

Masunaga S., Manuale di Shiatsu per corrispondenza, II° mese, 2014

Masunaga S., Zen Shiatsu, Mediterranee, 1979